«Tentativi di intromissione nella quiete altrui»: una performance a cura di Giuseppe Cerrone

19 Dicembre 2019

Teatro in Fabula

L’ass. Culturale “Incontri Letterari”, in collaborazione con Teatro In Fabula, è felice di presentarvi l’evento Tentativi d’intromissione nella quiete altrui: un percorso di drammatizzazione laboratoriale di testi curato dall’attore e regista Giuseppe Cerrone, che si dipanerá attraverso le sale della Biblioteca Comunale di Caivano, allestite per l’occasione con le opere di artisti del territorio.
L’evento performativo si svilupperà a aprtire dai testi di celebri autori, uniti dal filo conduttore della ricerca dell’ignoto/noto, della colpa vissuta come redenzione, vista attraverso le parole di Shakespeare, Edgar Allan Poe, Max Aub, Pinter.

TENTATIVI DI INTROMISSIONE NELLA QUIETE ALTRUI
con (in ordine di apparizione) Giandomenico Di Biase, Giovanna Di Pietro, Vincenzo Ponticelli, Arturo Nilo, Vincenzo Rummo, Luigi Di Biase
musicisti: Gianluca Granato, Nicolò Esposito
direzione e adattamento: Giuseppe Cerrone

DOVE
Biblioteca comunale di Caivano (NA)
piazza Cesare Battisti, 1

QUANDO
sabato 21 dicembre 2019 | ore 16.30

INGRESSO GRATUITO

Note di regia
Due delitti, una nevrosi. Ossessiva. Omicidio e lussuria, elaborati a teatro, senza mediazioni, se non quella del linguaggio. La sequela dei peccati si innalza a partire dal celebre monologo dell’Amleto, “Essere o non essere…” che, pur non inseguendo i fasti dell’abiezione, considera il suicidio un atto possibile, la soluzione definitiva al dramma di vivere. Evidentemente la discrezione non fa per noi. I “doppi” che ci agitano, parleranno, finendo per confessare. Allora un giovane innamorato ricorderà alla sua ninfa i nostri peccati, che sono quelli di un’intera generazione. La nostra civiltà è una congiura. Si fonda su un patto che, una volta istituito, stritola coloro che lo rifiutano. Viviamo di simboli ma la lettera non sempre esercita una funzione salvifica. Al contrario, pare assai difficile, allo stato, coltivare speranze di palingenesi. Le nostre pulsioni, così (in)felicemente tese sull’abisso, saranno sintomo e catarsi, disagio e liberazione. Un giovane uomo fa a pezzi un vecchio, un maturo diplomatico si sbarazza, in un colpo solo, della moglie e dell’amico, un assistente universitario si tormenta nell’impotenza e nell’impaccio, incapace di soddisfazioni. La malattia invade la parola e vi si insedia. Shakespeare, Poe, Aub, Pinter. Il reperto drammaturgico, narrativo si fa analisi della modernità. Quanto al teatro, è forse lo strumento più sottile per entrare con cura, in punta di piedi, in quel sanatorio “maudit” che è il nostro tempo. L’attore finirà per sciogliersi, lasciando progressivamente terreno al morbo che lo sconquassa. Alcuni di noi hanno aperto le porte del loro cervello e gettato la chiave. Entrate pure ma, diceva il maestro, fatelo «lentamente, sì, lentamente». C’è del marcio in noi. Qualcosa di non risolto, di non finito. Che non guarisce, che avanza, dilaga come Peste. Un contagio infernale che non trova requie. Che si insinua nei documenti, che assale chiunque, che divora la specie. Nulla può la legge, nulla può l’ordinaria amministrazione del vivere. Il male è ormai endemico, non ha un nome, si presenta sotto mentite spoglie. Follia, “Teatro della crudeltà” sono titoli impraticabili, insufficienti. La coppa dei valori si è infranta, il senso divelto in mille cocci, le schegge disperse in tutte le direzioni. Gli attori reciteranno pause filosofiche per ritrovare e ricomporre frammenti di un occaso ancora in corso. Dovremmo lodare i nostri corpi, involucri per ogni occasione, vettori rituali, prigioni danneggiate, memorie infette, simulacri, piogge sacre. Gli attori sono corpi, faranno ciò che è necessario. Guardate.

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In questo primo studio l’allestimento è ridotto all’osso. Avremo un pò di musica dal vivo che guiderà gli astanti di stanza in stanza. In mancanza di una sede teatrale vera e propria, si è preferito non intervenire sugli spazi, lasciandoli inalterati affinché, conclusa la cerimonia, ritornasse presto la Realtà coi suoi fantasmi.

[Si ringraziano Arturo Nilo, Castaldo e Luigi Scarfoglio per il sostegno e la collaborazione. Si ringrazia il Comune di Caivano per gli alloggi e le sale.]

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