Una produzione Teatro in Fabula

di Eric-Emmanuel Schmitt

regia di Aniello Mallardo
con Gianni Caputo e Mario Troise
scene: Sissi Farina
costumi: Anna Verde
video: Fabiana Fazio
ufficio stampa: Gabriella Galbiati

debutto:
20 novembre 2014: Sala Ferrari, Napoli

repliche:
18-19 gennaio 2020: Teatro Cortese, Napoli
21-23 novembre 2014: Sala Ferrari, Napoli
7-8 novembre 2015: Teatro 99 Posti, Mercogliano (AV)
21-22 novembre 2015: Sala Ferrari, Napoli
20 novembre 2016: Auditorium comunale, Ariano Irpino (AV)
4 dicembre 2016: Teatro Don Sturzo, Bisceglie (BA)
10-11 dicembre 2016: Teatro Il Primo, Napoli

Note di regia

Noi ci diciamo parole d’amore,
ma chi siamo noi? A chi dici «io t’amo?»

La piece, scritta da Eric-Emmanuel Schmitt nel 1995, prende spunto da un’opera sinfonica del compositore inglese Edward Elgar, “Enigma Variations”: «variazioni su una melodia che non si riesce ad individuare, una melodia molto nota ma che nessuno è mai riuscito a riconoscere. Una melodia nascosta che si accenna e poi sparisce. Una melodia che si può solo sognare, enigmatica, inafferrabile, così come il sorriso di Helene».

Attraverso le parole di Larsen, l’autore associa il lavoro di Elgar a Helene Metternach, protagonista assente, inafferrabile e enigmatica, ma vero motore dell’intreccio e dell’incontro–scontro tra Znorko e Larsen. Si tratta di una storia d’amore, o meglio, di una trattazione dialettica sull’amore tra lo scrittore e il giornalista che presentano una visione diversa della donna amata, pur riconoscendone, entrambi, un’unica essenza profonda.

La messa in scena intende, innanzitutto, conservare la tensione provocata dalla presenza/assenza di Helene, scoprendo lentamente l’enigma e le sue variazioni, attraverso le diverse e continue agnizioni presenti nel testo. Il dialogo sarà colloquiale, quotidiano, pur conservando la poesia del linguaggio.

L’azione si svolgerà in un’isola/rifugio di lettere, dunque la casa di Abel Znorko sarà un mondo di carta, un universo isolato nella corrispondenza amorosa. Tutto si genererà dall’epistolario: la pistola, l’impianto stereo dal quale si diffonderà diegeticamente la “Variazione 9 – Nimrod” di Elgar, la bottiglia e i bicchieri per il brindisi. Le luci saranno fredde, per restituire l’isolamento volontario di Znorko e l’atmosfera di mistero che avvolge la vicenda.

I costumi e, in genere, la scena tenderanno a decontestualizzare la storia, perché, se è vero che il testo delinea un evento particolare, ambientato in un tempo e in un luogo precisi, è pur vero che restituisce un messaggio